sabato 31 luglio 2010

Ma quando dico: "amore", chi si accontenta muore

In una notte così, tutta limpida e piena di stelle, al finire di luglio- che in questa pianura umida e afosa è come un miracolo.
In una notte così, non si poteva rimanere a casa. A ballare, sotto i fari e le follie degli sconosciuti compagni di ventura su una pista di cemento da quattro soldi.
Proprio come dice Miss Linda, siamo proprio bravi.
In una notte così- e quante notti così mi sono perso in tanti anni?
Ho da ballare una vita intera sprecata.

mercoledì 28 luglio 2010

L'ingenuità di un sorriso farcito di "sì" che mi solletica

L'incontro fortuito con Miss Linda nella passeggiata, l'aria fresca e io che un po' la birra cominciavo a sentirla. 
Miss Linda, infreddolita ma gentile e affabile come si vorrebbe sempre trovare in una persona conosciuta solo dal palco, si avvicina, ci offre un po' di sambuca che stava bevendo per scaldarsi- e poi: "siete insieme?" Mi aspettavo la domanda ma tergiverso sorridendo e tu, sicuro di te stesso rispondi, novella sincera Fiordiligi, "amici". E io annuisco tutto disarticolato e buffo e ti guardo come un bimbo che ripete le parole che gli s'imboccano.
Poi, a chiosa, aggiungiamo a turno che i nostri ragazzi stanno tutti e due da un'altra parte. 
E i nostri pensieri in quel momento non avrebbero potuto essere più lontani.

Io non ti conosco, io non so chi sei

E dunque, vediamola così: "Agata" è un nome da zitelle. Vecchie zitelle. Così abbiamo deliberato in casa: e la povera bimba che ho incontrato due giorni fa è segnata, infiocchettata ed etichettata verso una vita di solitudine e infelicità. Già la vedo agonizzare fra muraglie di confezioni di zucchero e di carta igienica millenarie ed essere ritrovata imbalsamata e scambiata per una mummia azteca di contrabbando.
Chi era questa povera sventurata?
Nientemeno che la figlia (probabilmente secondogenita) di un ragazzo... be', un uomo, che conosco da almeno dieci anni ma che non vedevo da almeno otto. E dove avviene questo fortuito inatteso incontro? Al supermercato. Per maggior chiarezza, nel parcheggio: il sagrato laico della sconsacrata chiesa commerciale.
È stato un incontro molto piacevole, in verità. Ma che cosa può essermi venuto in mente, durante gli stupiti convenevoli per cercare di colmare una decina di anni di assenza? Il merluzzo. Certo, signori e signore, il merluzzo mi è venuto in mente: avevo un chilo di merluzzo surgelato in borsa che dovevo traghettare al più presto in un freezer per non perdere ben 4.96 euro.
Così, a dispetto della mia parte umana, ho dato ascolto al concentrato dei miei deliri: al ritmo del mantra interiore "il merluzzo non deve sciogliersi", ho liquidato con cortese frettolosità una persona che, nella folla di imbecilli abbandonata da quegli anni, ho sempre salvato nei miei ricordi con simpatica cura.
E tanto per completare la sensazione di scivolare via dal mondo come la glassatura del merluzzo nello scarico del lavandino, la fastidiosa puntura della domanda fra me e me mentre tornavo alla macchina: "ma che poi dovrei saperlo se era sposato con... con... come si chiamava quella? Ma era quella poi?". Vanità delle vanità, tutto è vanità.

Mi perdo: sì, questo so fare, mi perdo

Trotterellevo verso casa nella mia macchinina verde polveroso; mi avvicino ad un incrocio e mi dico: "toh, che buffo! Un cagnolino in giro alle due di notte!"
Ed ecco la sorpresa: il musetto a punta e gli occhietti svegli, pelo rossiccio e due grosse orecchie dritte. Una volpe! Nel cuore di Galta di Vigonovo, che sedeva attenta al bordo di un incrocio.
Ovviamente le volpi non sorridono, ma ho visto riflesso sul quel musetto il mio infantile divertimento mentre passavo e la lasciavo agli affari suoi.

lunedì 26 luglio 2010

Ma stasera chi vince tra mille rinunce

Piccolo e stupido omaggio a una delle donne di cartone più masochiste, tristi, macerate, dementi che abbiano mai traviato la mia mente di fanciullo.
Mi rivedo, abbandonato davanti alla tv o, più probabilmente, accompagnato da genitori inconsapevoli che i figli sotto i vent'anni non sono ancora vaccinati a forza di anestetica morale cattolica e che perciò la strabordante etica nippo-masochista del cartone animato avrebbe sfondato la mia psiche come un plotone di androidi-assassini in un allevamento di conigli.
Questa notte, Mimì; mi si è parata davanti, Madonna con la coda di cavallo e gli occhi giganti, in una succulenta replica sul salvifico RaiGulp, che soccorre la mia mente quando Boing mi abbandona. Mimì che si fa schiantare a terra da pallonate, che si fa prendere a sberle, che viene privata di ogni soccorso e conforto, circondata da una schiera di derelitte che non hanno nemmeno la sua forza di carattere.
Io non la chiamo forza di carattere, però: ad essere sincero, tra me e me sorrido e mi dico: "che adorabile folle".
Sarà per questo che mi è venuta l'imprescindibile voglia di disegnarla. In questi mesi, in questi giorni: in queste ore! quanto mi sento l'adorabile follia serpeggiarmi ovunque.
Se guardate dentro la finestra di casa mia, mi vedrete buono e tranquillo al tavolo del computer; ma se spiaste nella mia testa, un turbinare di schianti a terra e pallonate che neppure durante un ciclone.
Altroché se stasera si vince... altroché...

domenica 25 luglio 2010

Alejandro, Alejandro

Altra notte di festa, notte di ballo. Notte di folla, che straboccava come le formiche intorno ad un cartone vuoto del latte.
Mi piaceva l'idea che tu mi seguissi e che mi cercassi a dispetto suo- intanto, il dotto filosofo parlava di una cazzata da lui inventata e il colto pubblico si contorceva di intellettuale piacere carnale sulle sediole di plastica blu elettrico. Probabilmente il blu era elettrificato sul serio.
Vedi te le cose... il mio cervello si è adattato in tanti anni alle miserie psichiche a cui l'ho costretto e ora che mi servirebbe com'era: un cazzo! Ormai è buono solo per ricordarsi le canzoni della Carrà.
E il tuo odore che mi fa morire, e tu che lo sai ma non capisci la fatica che faccio per non farmi umiliare anche da te e per non finire ad odiarti tanto quanto la parata di scimmiette ammaestrate che mi hanno appeso sul muro di banano dei loro trofei.
Ti bacerò. E sarà una sonora stronzata.

sabato 24 luglio 2010

È un signor di qualità!

Una bella ricetta estiva, fresca fresca, per festeggiare un finesettimana finalmente meno afoso. Che almeno se c'è l'afa però uno può dire di essere giù di pressione, invece col beltempo hai le palle girate e gli altri se ne accorgono e non puoi mentire. Ma sto divagando.
Dunque: frattaglie di porco a piacere, due pomodoriniPachinoTM, due bicchieri di olio EvoTM (in mancanza olio M.EvoTM (MedioEvoTM)), tre-quattro spicchi d'aglio piccante della Manciuria, un sushi, due mate e un pizzico di corno di gnu in polvere.
Presi che si siano gli ingredienti, pestate tutto in un mortaio, tranne l'olio e le frattaglie. Mentre pestate, bestemmiate copiosamente, che questo renderà il piatto infinitamente più saporito. Quando il pestello comincia a mostrare segni di usura, lasciate la polvere ormani nanometrica a riposare.
Scaldate molto l'olio su fiamma alta- si badi, fiamma di gasolio, non di metano. GASOLIO. Ora, quando il puzzo di fritto sarà acuto nonostante non stiate ancora friggendo nulla, gettate violentemente le frattaglie nell'olio e fate un paio di salti all'indietro. Oppure sfregiatevi, è la moda dell'estate: ricordate solo che la prossima estate potrebbe non esserlo più e gli sfregi sono permanenti.
Quando le frattaglie saranno marrone ben scuro, scolatele dall'olio. Lasciate freddare olio e carne, quindi emulsionate la polvere del mortaio con tutto l'olio, e condite le frattaglie.
Per il servizio in tavola, si consiglia di dare al piatto l'aspetto di un piccolo gattino o di una scimietta. Si mangia con spilloni vudù ancora caldo.
Una nota caratteristica: se recitate maledizioni all'indirizzo di persone che odiate mentre vi servite, è credenza diffusa che queste si realizzino per tutto il tempo in cui masticherete il boccone di cui vi siete serviti.
Buon appetito e buona macumba a tutti!

Ballo ballo ballo da capogiro

Così questa notte mi sono finalmente cimentato nella specialità da lungo sognata: la danza libera per tutta la notte, c'est-à-dire fino a che non hanno smesso la musica all'esterno. All'interno non ci ballo, perché è una cosa idiota ballare al chiuso d'estate. Voglio dire, non si vede nemmeno la luna da dentro il capannone climatizzato. Perciò-
Ovviamente, come nei migliori incubi, ho ballato da solo (una specie di Bertè inconsapevole) in mezzo alla folla. Mi sono divertito assai, per il ballo, ma ora provo un odio profondo per tutto il genere umano e in particolare per chi mi conosceva e non mi ha degnato che di un "Ciao".
E se devo essere odioso, allora voglio esserlo per bene, alla grande, come una delle ragazzine insopportabilmente belle e fastidiose delle telenovelas argentine che mi piacciono tanto.
Vi odio tutti, maledetti bastardi, e se potessi farvi morire solo col pensiero, non sareste già più vivi da almeno un paio d'ore. Un'ecatombe di giovanotti che neppure il Raid con le mosche/zanzare. Schifosi pezzi di merda senza senso.
E tu, coglione, lo so che stavi parlando- se muovi la bocca in direzione di un altro, non è che mi penso che stai facendo gargarismi estetici. Imbecille, volevo solo salutarti, tanto difficile/disgustoso da capire?
Ballo ballo ballo da capogiro, alla faccia vostra- una faccia che, nei miei desideri più profondi, avete già perso fra i denti aguzzi dei topi che vi ho liberato addosso.

venerdì 23 luglio 2010

Notte, vai! Ricoprilo coi sogni miei- cancella dai suoi occhi lui... vorrei, vorrei, ma non succede mai.

La notte va, e dove se ne va?
Forse nel Tombino CosmicoTM dove scivola via tutto. Sì, sono piuttosto sicuro che sia così. Che poi, pensate: essere "piuttosto sicuri"; che idiozia. O sei sicuro o no, non esistono le sfumature in queste cose.
Perciò, se penso che ti amo, è proprio così. Se proprio vuoi, cavilliamo sul senso di "amare"- per me è una cosa semplice, se ti sto vicino e non ho voglia di scappare urlando o di impiccarmi al primo parapetto come il mio prozio, ti amo. Non sembra una grande definizione, ma probabilmente non mi hai mai visto scappare urlando (e non conosci il numero di persone da cui scapperei in quel modo (679, tanto per dirlo)).
E per te, "amare" che cos'è?
So che ti piacciono i Barbapapà di 'sta minchia. Guarda che non è un barbatrucco, fanno schifo sul serio. "Mollalooo!"
Ma- mi sovviene, ho cambiato il mio corpo! Sono anch'io dunque un barbatrucco maledetto! Venti chili che mi separano per sempre dai tuoi.
Che vita di merda.

giovedì 22 luglio 2010

Sono le tagliatelle di nonna Pina

Antonella is back! Uaaaaah, urlo libero e gioia mestruata!
Sì, è cosa nota ormai da mesi, ma gli annunci ufficiali e gli spot giornalistici sono il miele per le mie emozioni da mosca... be', suvvia, da ape. Ape operaia? No, ape regina. Una regina operaia, diciamo, che mi piace essere moderna.
Comunque, la Clerici torna tutti i giorni, tutto l'anno, a tutto cuoco (e speriamo che se li scelga più belli di quelli della Bruna Usurpatrice, il cui nome è già stato condannato all'oblio eterno).
Ah, quella donna! -se avessi avuto io quei capelli e quelle tette, dove non sarei ora, che cosa non sarei riuscito a fare.

Laia ladaia sabatana avemaria

E ci sono volte che si vorrebbe solo un paio di mani nei pantaloni- e non sono le proprie.
Ma le mani sono spesse occupate, il mondo è un oceano di pantaloni e mutande e due mani sono troppo poche.
Le compatisco, quelle mani belle che non sanno dove andare.
Vorrei essere una sirena per le tue mani, ma sono sicuro che si scanserebbero, fingendo di aver equivocato: "pensavamo la sirena di un'ambulanza, forse la polizia. E se erano i pompieri? Sai, siamo mani piene di coscienza civica!"
Bastonato e deriso, ma senza cattiveria. Per la madonna, cantiamoci sopra comunque- e sabatana sabatana porca puttana.

mercoledì 21 luglio 2010

E vennero i gendarmi

Señora Melancolia, che poi sto lì e guardo guardo guardo- e poi cammino cammino e sono lì e sempre più vicino.
Sei sempre più vicino! E lo sai? Sì, mi pare di aver scritto... ach, diletto penoso, pene dilette, baroccando più che mai!
"Dammi un bacio, dammi un bacio, dammi un bacio qui! Io ti amo, io ti amo anche quando è martedì!" Ma questa la Carrà non l'ha cantata, che sfortuna.
Poi che ci si saluta e il colpo di genio viene a te- e l'improvvida guardia notturna al soldo del potere intralcia il fortunoso abbraccio. E io che faccio la figura del vampiro e cerco maldesto di baciarti il collo!
Ah- però. Rimpianto? Uno, potevamo andare a ballare. Bailo, bailo bailo da capogiro.