Senza speranza
All’altro Thomas
Saper vorrei perch’indugiò la mano-
O fu l’ebrezza d’essermi sì stretto
Contro il tuo corpo ignaro del mio gretto
Dolce stupro, che mi lusingò invano?
Posasti il palmo su sulla mia gamba
E ricordai d’essere nato uomo;
Poi seguì il tuo sguardo d’ardore indomo...
O un’occhiataccia, in cambio della stramba
Mia eccitata faccia? Brutto scherzo
Toccar con mano com’è fatto un santo!
Un dì saprai che s’alle donne addosso
Non metto neanche gli occhi, è che non posso;
Saprai che ce n’è pur di sesso un terzo;
E fia a me giorno d’ira, seghe, e pianto.
E quell'altra stronzata, di poco più vecchia.
Ma dove sei?
Qui nell’orrore
Mi faccio cieco,
D’ogni rumore
Sol sento l’eco.
Non so che faccio,
Mi chiudo in me.
Che far dovrei?
Guardarmi intorno,
Sempre cosciente
Che un poi, un ritorno-
Fra tanta gente,
Anch’io, a casaccio!...-
Forse non c’è?
Amar saprei
La morte, l’armi!
Ma in me rientro;
Provo a salvarmi:
La notte, ho dentro...
Ora è un tuo abbraccio;
M’aggrappo a te.
Fortuna che ho smesso.