venerdì 22 luglio 2011

E dimmi che non vuoi morire.

Nell'orto dei miei c'è un pergolo di uva Bacò.
Lo ha messo in piedi mio padre, ci ha sistemato sotto un ciocco di legno a mo' di tavolino, un po' di vecchie sedie. È un bel posto dove riposarsi un po'.
Anche perché dai tralci scendono bellissimi grappoli violetti, con questi acini rotondi che quasi fanno fastidio nella loro ottusa regolarità-

e a me piace star seduto là sotto, ascoltare i grilli, allungare una mano e cogliere quegli acini acidi e dolci.
Peccato che mi sento proprio che sto morendo- altrimenti sarebbe davvero divertente.

venerdì 10 giugno 2011

Abre tus ojos

E così, anni fa, passavo le notti ad immaginarmi che bello sarebbe stato partecipare ad un concerto di Mina e adesso:
adesso mi perdo a pensare se posso o no andare a vedere i TeenAngels a Roma.
Voglio dire, i TeenAngels: quella specie di boy-and-girl-band che hanno tirato fuori gli argentini da una telenovela.
Probabilmente è uno degli ultimi stadi della mia rovina come essere umano socialmente rilevante, ormai sono del tutto regredito al livello di un adolescente vecchio: un drop-out, un fallito insomma.
Però... però... questo concerto... ah, davvero! Da spararsi un colpo dopo averlo visto. Io ci vado, sì, mi sa- anche senza nessuno che mi accompagni.

Perché, se ci penso davvero bene, nessuno mi ha mai accompagnato da nessuna parte dove volessi andare.

sabato 21 maggio 2011

Più tardi proverò a pulire la moquette

Ho passato buona parte della giornata sul divano, ad ascoltare vecchi 33 giri che ho trafugato da casa dei miei; mi sentivo strano e così, come i cani e le capre, mi sono messo in un angolo a leccarmi le ferite.
Adesso è notte di nuovo e tutti i miei ricordi veri e falsi mi cadono addosso come stelle buie: non avrei mai pensato di diventare un uomo... così. Avevo tanti pensieri su di me, quand'ero un ragazzino; ma neppure nelle fantasie più spericolate avrei pensato di essere un disoccupato quasi-mantenuto mezzo-alcolizzato parzialmente-anoressicobulimico magro-ossuto gay-pendolare. Che sorpresa, la vita, né?

martedì 29 marzo 2011

You make me feel brand new

Quando pensavo di avere qualcosa da fare nella vita, era solo una stupidaggine.

Adesso che sono sicuro di non aver più nulla da fare, è tutto così serio: così triste.

Bulimia, bulimia, portami via- ma ci metterai più anni di quelli che mi restano da vivere, inutile disgraziata. Così, non ci sono pensieri nuovi né vecchi, non c’è gente non c’è aria non c’è cibo non c’è sesso.

Per averti qui e sentirti tra le mani, mi inventerei di essere ancora vivo. E in questo buio, sfiorando le mie ossa così fragili e così belle, mi sento perso nell’estasi.

venerdì 4 marzo 2011

Ora è tempo di gioia: non ve ne accorgete?

E inutile, inutile. Ho solo i miei ricordi!
Un uomo senza presente né futuro.
E tanto solo, che a nessuno interessa uccidermi.
Sono stanco...

venerdì 25 febbraio 2011

Se questa notte parte un treno, e dove va

E c'era un tempo che avevo una vita anch'io; una vita un po' pop, un po' kitsch ma era qualcosa. Non ne rimane che qualche bit che conservo per le occasioni di nessun conto, come questa.

Senza speranza
All’altro Thomas

Saper vorrei perch’indugiò la mano-
O fu l’ebrezza d’essermi sì stretto
Contro il tuo corpo ignaro del mio gretto
Dolce stupro, che mi lusingò invano?


Posasti il palmo su sulla mia gamba
E ricordai d’essere nato uomo;
Poi seguì il tuo sguardo d’ardore indomo...
O un’occhiataccia, in cambio della stramba



Mia eccitata faccia? Brutto scherzo
Toccar con mano com’è fatto un santo!
Un dì saprai che s’alle donne addosso


Non metto neanche gli occhi, è che non posso;
Saprai che ce n’è pur di sesso un terzo;
E fia a me giorno d’ira, seghe, e pianto.



E quell'altra stronzata, di poco più vecchia.

Ma dove sei?
Qui nell’orrore
Mi faccio cieco,
D’ogni rumore
Sol sento l’eco.
Non so che faccio,
Mi chiudo in me.

Che far dovrei?
Guardarmi intorno,
Sempre cosciente
Che un poi, un ritorno-
Fra tanta gente,
Anch’io, a casaccio!...-
Forse non c’è?

Amar saprei
La morte, l’armi!
Ma in me rientro;
Provo a salvarmi:
La notte, ho dentro...
Ora è un tuo abbraccio;
M’aggrappo a te.



Fortuna che ho smesso.

venerdì 17 dicembre 2010

I vetri son chiusi, volendo si può

E se non fusse el mal, me metarìa fora al giazo, sararìa i oci e s-ciào.
Só cussì stufo che non gò gnanca pì vojia de vardare i òmeni, cuerti o descuerti, beli o bruti. Sto qua, scolto dò o tre semàde e speto che me vegna sòno.
Só stufo.
Gò remetúo tuto en tel cesso, e desso bevo bira e vin, e spero che un'anima bóna vegna a portarme via, a darme un baso e dirme che tuto va ben, che xe ancora tuto a posto, tuto giustà.
Ma mi sò che no xe vero: le case xe drío 'ndare a tochi, mi sò un omo finío...
ghe mancava solo che la nève.
Come quela volta che caminava con l'ombrela rente casa tua, che te sercava ma ti non te ghe gieri; e l'amore che te voleva me tegnèva al caldo.
Bei tempi, queli.