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martedì 29 marzo 2011

You make me feel brand new

Quando pensavo di avere qualcosa da fare nella vita, era solo una stupidaggine.

Adesso che sono sicuro di non aver più nulla da fare, è tutto così serio: così triste.

Bulimia, bulimia, portami via- ma ci metterai più anni di quelli che mi restano da vivere, inutile disgraziata. Così, non ci sono pensieri nuovi né vecchi, non c’è gente non c’è aria non c’è cibo non c’è sesso.

Per averti qui e sentirti tra le mani, mi inventerei di essere ancora vivo. E in questo buio, sfiorando le mie ossa così fragili e così belle, mi sento perso nell’estasi.

giovedì 4 novembre 2010

A house is not a home

A che serve mai una casa?

A metterci dentro tutta la merda che ci soffoca, le porcherie che ci fanno annegare e "quei brutti pensieri che non dovremmo fare mai".
Quattro pareti di vigliaccheria e debolezza, un enorme cesso dove non si può tirare lo sciacquone.

Voglio vivere senza mattoni, senza calcestruzzo sulla testa:
eccone un'altra per il mio elenco di velleità proletario-borghesi.

venerdì 10 settembre 2010

Accaparrano e dopo mangiano

Mi caccio sempre nei guai? Sono di gran compagnia?
Non lo so, ma vorrei avere una Club House (non so che sia, ma visto come la disegnano in Hamtaro, mi piace). La notte è simpatica, ma un poco freddina; il forno caldo per il pane ci aiuterà ad arrivare a domani senza geloni.

Non ho voglia di pulire per terra: e se lasciassi che la polvere si accumuli fino a seppellire la casa e farla diventare un reperto archeologico? Pazza, pazza idea di far l'amore con te. Con _te_, lo sai chi sei!

Ora voglio un elefantino, un nuovo paio di pantaloni e un gatto nero.
Ma con te non posso giocare più: mi ha dato di nuovo un gatto bianco. Stronzo.

lunedì 30 agosto 2010

I'm marvellous

Poi le cose finiscono, e non resta niente: un pensiero, un ricordo e qualche voglia.

Così Riccardo in realtà è Carlo, ma lo vorrei lo stesso su di me; Stefano è simpatico e mi ha abbracciato salutandomi e chiedendomi se non ci saremmo rivisti mai più. Eravamo tutti e due ubriachi?

La notte che la festa finisce mi avvilisce e non mi rimane che stringere l'aria fredda dell'autunno che mi spinge via verso nuovi tempi, nuove persone. Però-
Io non ci sono stato male in quest'estate. Peccato per la mia vecchiezza e per l'inconcludenza- Amen.

mercoledì 25 agosto 2010

Your fates are vicious and they're cruel

Un'altra notte di luna piena mi fa pensare al mio corpo e al mio sesso. Un richiamo? Forte e insinuante, sotto i campi pieni di umidità e granturco maturo, nei fossi stagnosi, sugli argini popolosi di grilli: la luce della luna è il mio rivale, scivola nelle fessure e mi viene a trovare.
Io che ho il sesso l'ho fatto a ventiquattro anni suonati, quando avevo già provato tutto l'inutile dell'età adulta. Dare un dolcetto di pasticceria a chi si è mangiato quindici frullati industriali.

Un gran vuoto mi lascia ogni volta la luna, una gran sete e una gran fame che non è di vampiro solo o di lupo mannaro. E la disperazione, che tengo distillata in una fiala mescolata tra le altre insignificanti, vibra e vorrebbe spaccare il vetro e sperdersi su tutto per- meglio non dirlo, che forse si calmerà così, senza far nulla.
Eccetto questo post

venerdì 13 agosto 2010

Se fossi più simpatica, sarei meno antipatica

Una delle cose belle dell'uomo con cui sto?
Ti scopa anche se stai sopra.
Sembra una cosa scema, ma non lo è. La posizione volgarmente detta "smorzacandela" (c'è sempre qualcosa di avvilente nella terminologia sessuale... maledetti cristiani sessuofobici) in qualche modo attribuisce a chi sta sopra un ruolo "attivo"- e invece no, la cosa bella è che spinge da sotto, sempre lui.
A me non piace star sopra: perciò, ben venga chi spinge comunque.
Però- boh boh boh... magari se ogni tanto riuscissi a spingere un po' anch'io.
Impossibile, neh?
Già.
Se il quadro fosse tondo...

mercoledì 11 agosto 2010

Mi sembra di star sulla luna: non voglio pensare più a te!

Trotterellavo curioso di vedere quanti superstiti ballerini senza mestiere si sarebbero presentati questo martedì sera d'agosto sulla pista di mattonelline povere da ballo, al suono della musica pop-cheap-remix-tunztunz; credo ci sia stato un picco di quindici persone e poi a calare, fino al grandioso finale in sei (più o meno), ma "tutti amici", Miss Linda dixit. Ho ucciso sul nascere un'obiezione perché il gioco funziona così, mi pare d'aver capito.
Io sempre più Bertè, sempre più solo, sempre più appestato perché la solitudine è contagiosa (è la verità, state lontani da noi soli, distruggiamo le vostre reti sociali come le tarme i maglioni).
Ma quei due ragazzi arrivati a mezz'ora dalla fine, così belli e persi uno nell'altro- che mentre si baciavano, mi si è stretto lo stomaco e ho fatto finta di niente. Pensavo alla prima volta che ho visto due maschi baciarsi e, curiosamente, non ho pensato alla prima volta che è successo a me.
Avrei quasi bussato a quella porta trasparente fatta d'aria ma poi- di nuovo, il gioco non va avanti in questo modo: "senza invito, non entra nemmeno la luna..."

venerdì 6 agosto 2010

Io ti vorrei tutto preso dal sesso

Io con le malattie non ci so fare: sono sempre stato bene, a parte qualche stupidaggine, e ho disprezzo per i medici, perché non mi sono mai serviti davvero. È una situazione imbarazzante, perché la maggior parte delle persone che conosco ha una storia clinica interessante: io non so mai cosa dire.
Certo, se vogliamo, un paio d'anni di incontri con una terapeuta dell'ABA forse potrebbero essere menzionati, ma i disturbi interiori senza un'evidente manifestazione non interessano nei salotti.

Una volta ho preso sotto un gatto, ma non volevo. Ci sto male ancora adesso e maledico quel gatto che è saltato sotto le mie ruote senza darmi il tempo di far nulla.
Così vi maledico, voi, uomini. ragazzi. maschi- che vi mostrate ai miei occhi, che vi fate travolgere dal mio desiderio per morire un istante dopo senza darmi il tempo di allungare una mano, di sfiorare un labbro. Malati delle vostre insondabili profondità, delle vostre meraviglie miserabili.

giovedì 5 agosto 2010

Madonna santa, io sono indegna di perdono

Devo essere una calamita per disadattati sociali.
Forse li faccio sentire meglio quando mi stanno vicino?
E andatevene un po' a fanculo!
Tirate avanti con le vostre deformità- come faccio io.

mercoledì 4 agosto 2010

I wasn't born for the rose and pearl

Tirava il vento e pioveva, ma sotto la tenda non arrivava nulla e mi divertivo di più a ballare con quell'aria da temporale che aveva rimandato già tanti a casa e che mi fa sempre sentire così al mio posto.
Una volta tanto non ero l'unico a battere il tempo da solo con l'aria demente e mentre mi guardo attorno, svagato, un ragazzo moro con i ricci, gli occhi neri e quel sapor mediorientale... balla e ride, come se la musica gli parli e lo faccia divertire in un modo tutto suo. È nel gruppo degli amici di Davide, uno di loro mi riconosce e mi viene a salutare, convinto che io mi ricordi di lui- purtroppo no, ma non importa, sono più magro e più stronzo che mai, e mi unisco a loro.
Ad averlo così, a due metri, quel ragazzo strano che mi ricorda tanto ´Eemlich, fa urlare una parte nascosta dentro di me che darei un braccio e una gamba per stare un attimo con lui davvero e sentire la sua stessa musica.
Ma: il resto di me è ormai molto più saggio e sa che "don't wish, don't start: wishing only wounds the heart": mi affogo un poco da solo e dimentico ballando finché non finirà la musica di tutti.

sabato 31 luglio 2010

Ma quando dico: "amore", chi si accontenta muore

In una notte così, tutta limpida e piena di stelle, al finire di luglio- che in questa pianura umida e afosa è come un miracolo.
In una notte così, non si poteva rimanere a casa. A ballare, sotto i fari e le follie degli sconosciuti compagni di ventura su una pista di cemento da quattro soldi.
Proprio come dice Miss Linda, siamo proprio bravi.
In una notte così- e quante notti così mi sono perso in tanti anni?
Ho da ballare una vita intera sprecata.

mercoledì 28 luglio 2010

Io non ti conosco, io non so chi sei

E dunque, vediamola così: "Agata" è un nome da zitelle. Vecchie zitelle. Così abbiamo deliberato in casa: e la povera bimba che ho incontrato due giorni fa è segnata, infiocchettata ed etichettata verso una vita di solitudine e infelicità. Già la vedo agonizzare fra muraglie di confezioni di zucchero e di carta igienica millenarie ed essere ritrovata imbalsamata e scambiata per una mummia azteca di contrabbando.
Chi era questa povera sventurata?
Nientemeno che la figlia (probabilmente secondogenita) di un ragazzo... be', un uomo, che conosco da almeno dieci anni ma che non vedevo da almeno otto. E dove avviene questo fortuito inatteso incontro? Al supermercato. Per maggior chiarezza, nel parcheggio: il sagrato laico della sconsacrata chiesa commerciale.
È stato un incontro molto piacevole, in verità. Ma che cosa può essermi venuto in mente, durante gli stupiti convenevoli per cercare di colmare una decina di anni di assenza? Il merluzzo. Certo, signori e signore, il merluzzo mi è venuto in mente: avevo un chilo di merluzzo surgelato in borsa che dovevo traghettare al più presto in un freezer per non perdere ben 4.96 euro.
Così, a dispetto della mia parte umana, ho dato ascolto al concentrato dei miei deliri: al ritmo del mantra interiore "il merluzzo non deve sciogliersi", ho liquidato con cortese frettolosità una persona che, nella folla di imbecilli abbandonata da quegli anni, ho sempre salvato nei miei ricordi con simpatica cura.
E tanto per completare la sensazione di scivolare via dal mondo come la glassatura del merluzzo nello scarico del lavandino, la fastidiosa puntura della domanda fra me e me mentre tornavo alla macchina: "ma che poi dovrei saperlo se era sposato con... con... come si chiamava quella? Ma era quella poi?". Vanità delle vanità, tutto è vanità.